Continua l’emergenza a Restinco ma nessuno si preoccupa realmente di quello che accade a Brindisi. E’ di questa mattina la notizia della fuga dal Cara- Cpt di 20 tunisini, ospiti del centro di quarantena per i migranti che raggiungono le coste italiane, trasferiti da Lampedusa nella struttura brindisina trasformata dal Governo in centro pre- Covid. Una situazione che inevitabilmente desta preoccupazione in un momento in cui ai cittadini italiani viene chiesto di non abbassare la guardia in termini di prevenzione, di continuare a seguire le regole basilari per evitare la diffusione del contagio da Covid 19.
Da un lato, infatti, tutte le restrizioni in merito allo svolgimento di feste patronali ed iniziative pubbliche, attività di intrattenimento nelle discoteche, regole ferree per esercenti, ristoratori e stabilimenti balneari e dall’altro situazioni incontrollate che, come mine vaganti, rischiano di mandare in fumo tutti i tentativi di ripresa.
Come hanno fatto queste persone ad eludere la sorveglianza? E poi, a proposito di tutela della salute pubblica, Perché gli italiani devono fare i conti con situazioni che, se mal gestite, procurano rischi concreti per tutti? E’ una situazione che denunciamo da tempo ormai!
Quanto accaduto nei giorni scorsi in Basilicata suggerisce di tenere alta la guardia, Brindisi non può continuare ad essere terra di nessuno, chiediamo serietà da parte delle istituzioni e sicurezza per i cittadini. Il nostro Paese non può più permettersi drastiche chiusure che ne metterebbero definitivamente in ginocchio l’economia, è per questo che non possiamo più permetterci di correre rischi di questo tipo, la misura è colma.
“Ricordo bene i tempi in cui il porto di Brindisi pullulava di gente in attesa di imbarcarsi per la Grecia e l’Albania, ricordo bene che allora il Comune capoluogo era punto di riferimento dell’intero territorio provinciale. Con rammarico, oggi, assistiamo ad un infruttuoso braccio di ferro fra Amministrazione Comunale ed Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale che penalizza tutti, non solo gli operatori portuali. Perché un porto che funziona è un’ infrastruttura trainante per l’economia locale, mantiene ed incrementa posti di lavoro, ravviva una città che dal suo rilancio dovrebbe ripartire per scrivere il proprio futuro”.
Così il rappresentante provinciale degli enti locali della Lega, Vittorio Zizza, sulla querelle da troppo tempo in corso sul porto di Brindisi, fra Comune di Brindisi ed Autorità di Sistema del Mare Adriatico Meridionale.
“A prescindere dalle questioni tecniche dibattute ed approfondite nelle sedi opportune, quello che indubbiamente colpisce è il metodo che ritengo essere sterile per il raggiungimento di un obiettivo comune e cioè il rilancio del porto di Brindisi, il potenziamento dell’area retro portuale per invertire la rotta, per dare respiro e riconvertire un’economia da troppo tempo in crisi. Con lo scontro non si va nessuna parte, Brindisi non ha bisogno di contrapposizioni tra gli enti preposti all’amministrazione della cosa pubblica, ma di risposte concrete. Soluzioni possibili solo con il lavoro di squadra, con la sinergia fra i vari soggetti preposti, con il dialogo fra gli attori economici ed istituzionali del territorio. Solo così è possibile ipotizzare un futuro certo ed incoraggiante per tutti”.
Non c’è pace per i dipendenti Sanitaservice di Brindisi. Il servizio che forniscono nel settore delle pulizie è in odore di affidamento a privati. Esternalizzazione, l’ipotesi che nel tempo si è cercato di scongiurare. Se da un lato, infatti, la Regione ha recentemente approvato nuove linee guida che avviano un processo di affidamento di tutti i servizi alle società in house come la Sanitaservice, dall’altro una sentenza del Consiglio di Stato viaggia in direzione opposta stabilendo che 280 lavoratori verranno esternalizzati, privati dunque della possibilità di essere stabilizzati dopo anni di attesa nella speranza di un futuro migliore, sotto il profillo occupazionale, per sé e per le proprie famiglie.
Nelle linee giuda della Regione è contemplato anche il servizio di pulizie e sanificazione, ma la ASL/BR, comunque orientata all’affidamento esterno del servizio, nel frattempo, dovendo fare i conti con la carenza di personale, ha pensato bene di assumere a tempo determinato prorogando il tempo di impiego fino al 31 dicembre prossimo. E’ evidente quanto inevitabile la mortificazione di tutti quei dipendenti che da anni garantiscono l’espletamento di questo tipo di servizi.
Nel tempo non sono mancate le sollecitazioni, i tentativi di sensibilizzare i soggetti competenti. Ma mai alcuna risposta che contemplasse una soluzione seria del problema, solo proclami ed ora neanche più quello. Come se si giocasse a nascondino o a scaricabarile. Il presidente della Regione nonché assessore alla sanità, Michele Emiliano, resta in silenzio. Un silenzio assordante per i lavoratori di Sanitaservice che continuano a chiedersi perché in tutte le province pugliesi questo servizio sia affidato alle Sanitaservice mentre in provincia di Brindisi si debba tornare al privato? Perché Brindisi deve essere in controtendenza rispetto ad altre realtà regionali simili? Perché gli altri internalizzano e qui si privatizza? E lo si fa peraltro in barba alle linee guida approvate dalla Regione in materia. Sono dubbi legittimi da parte di chi continua a vedere precarietà nel proprio futuro, timori fondati per 280 lavoratori ed altrettante famiglie che oggi chiedono pari trattamento rispetto ai colleghi pugliesi, che chiedono pari dignità e certezza occupazionale dopo anni di travaglio.
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